Domenica 27 luglio 2025, un vasto incendio ha devastato la zona di Punta Molentis, a Villasimius, nel sud della Sardegna. Le fiamme, alimentate dal forte vento di maestrale che soffiava tra i 35 e i 40 km/h, hanno messo in pericolo centinaia di persone presenti in spiaggia, costringendo oltre 200 bagnanti ad abbandonare la costa via mare. Sono intervenute motovedette della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e imbarcazioni private. In totale, almeno 102 persone sono state soccorse ufficialmente, tra cui 12 bambini e una donna incinta.
L’incendio ha distrutto circa 100 ettari di bosco e macchia mediterranea, danneggiando gravemente un ecosistema considerato tra i più belli e fragili della Sardegna. Il fuoco ha anche coinvolto e distrutto decine di automobili parcheggiate nelle vicinanze della spiaggia, nonché attrezzature turistiche e strutture mobili. Al momento non si registrano danni ad abitazioni o aziende agricole, ma la conta dei danni è ancora in corso. Secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si tratta della distruzione di un autentico “gioiello ambientale” del sud Sardegna.
Il sindaco di Villasimius, Gianluca Dessì, ha chiuso tutti gli accessi alla spiaggia nella tarda serata, parlando pubblicamente di una probabile origine dolosa del rogo. La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha dichiarato che le immagini dei turisti in fuga rappresentano una scena inaccettabile, e ha promesso l’adozione di nuove misure di sicurezza e prevenzione. Le indagini del Corpo Forestale regionale sono in corso per risalire all’origine dell’incendio e individuare eventuali responsabili.
Il mio pensiero personale
Ogni anno è la stessa storia. Ogni estate in Sardegna e nelle altre isole italiane si accendono incendi devastanti, e ogni volta ci troviamo a contare i danni, a parlare di emergenza, a pubblicare foto strazianti. Ma quando arriva il momento di agire davvero, tutto si spegne – proprio come le fiamme, quando ormai hanno già distrutto tutto.
Io credo che non sia più accettabile affidarsi al caso, alla fortuna, al meteo. Servono controlli seri tutto l’anno, non solo d’estate. Servono piani di prevenzione, sistemi di sorveglianza, interventi rapidi, ma soprattutto servono pene più dure per chi provoca volontariamente o per negligenza un disastro del genere.
Non possiamo permetterci di vedere un paradiso come Punta Molentis andare in fumo. Non possiamo accettare che ogni anno brucino ettari di natura come se fosse normale. E soprattutto, non possiamo più dire che è colpa del caldo. No. La colpa è di chi non fa abbastanza per proteggere, di chi non controlla, di chi si gira dall’altra parte.
Difendere la bellezza non è un lusso. È un dovere.